Di Giacomo Casadio
Il bel rapporto che esiste fra il Rione Stuoie e me risale ad alcuni anni fa e nasce dall’amicizia con una delle animatrici, in particolare Susanna Lodolini, mia gioiosa alunna negli anni della scuola e dotata di grande spirito di iniziativa.
La passione per la musica e la storia locale mi hanno spinto ad offrire qualche contributo assieme ai miei amici del gruppo musicale FLINTS e anche a raccontare vicende legate alla nostra comunità.
Qui tralascio il ricordo delle piacevoli serate di musica all’aperto sul pratone del parco, senza dimenticare il contributo che noi demmo nel novembre del 2018 raccontando divertenti aneddoti sulla grande storia del rock, per concentrarmi su altri due aspetti di questa collaborazione.
Il primo riguarda lo straordinario archivio fotografico di Paolo Guerra, che ho l’onore e il piacere di gestire da molto tempo, nel quale troviamo l’intera storia della nostra comunità dalla fine della guerra al 1960 circa. Le fotografie che Guerra lasciò alla nostra città, senza neppure immaginare lo spessore storico e culturale che contenevano, furono piacevolmente mostrate ad un attento pubblico in una serata del febbraio di un anno fa. Di lui voglio raccontare qualcosa che merita di essere ricordato.
Paolo Guerra, nato nel 1913, ricevette una breve ma significativa educazione artistica nella Scuola Comunale di Disegno e Plastica, diretta da Domenico Visani, la cui famiglia si era distinta fin dalla metà dell’800 nei campi della pittura, scultura, architettura e fotografia. Poi fece il disegnatore di decori a mano presso la ditta di biciclette ALMA e contemporaneamente si dedicò alla passione per la fotografia, che a poco a poco diventò una vera professione ben sostenuta dalla capacità di osservazione attenta e a volte geniale, come appare nella sua ampia produzione.
Ogni giorno appendeva al collo la fedele Leica III e iniziava una lunga giornata di lavoro a cavallo della sua moto fissando sulla pellicola qualsiasi evento sia pubblico che privato che attirasse la sua curiosità.
Questo intenso lavoro produsse una grande quantità di materiale fotografico con migliaia di negativi conservati dalle figlie e portati da me alla luce in un lungo percorso durato un decennio e ricco di enormi soddisfazioni.
L’altro aspetto riguarda invece la storia precedente all’esperienza fotografica di Paolo Guerra e si riferisce alle drammatiche vicende relative al decennio di sconvolgimenti epocali che travolsero il mondo dal 1936 al 1945: la Seconda Guerra Mondiale. Il racconto che ho dato alle stampe a me tanto caro e denso di eventi sto cercando di trasmetterlo in una serie di incontri che i dirigenti del Rione mi consentono di svolgere in questo anomalo periodo che stiamo vivendo nel nostro paese. La storia riguarda la mia famiglia e in particolare due persone, Celso Casadio, fratello di mio nonno, e suo figlio Gigetto, che condivisero una appassionante e tragica vicenda attraverso la loro corrispondenza scritta, fortunatamente conservata dai miei genitori e mai studiata con attenzione e cura. Dal 1936 si snoda un lungo percorso epistolare che vede padre e figlio all’interno di un doloroso percorso fatto di sogni, speranze, delusioni, rabbia, amore e odio, concluso in modo drammatico, con Gigetto lontanissimo da casa, solo e disperato. Qui la mia curiosità si è messa in funzione in modo ossessivo fino al punto di scoprire ogni minimo particolare della vicenda e di farne un concreto esempio di vita vissuta in lontani luoghi e tempi oscuri.
Siccome la grande Storia nasce da tante piccole storie ho voluto condividerla con altri per capire come si sviluppano gli eventi che hanno grande risonanza ma che si studiano poco a scuola o si leggono ancora meno sui libri. Questo ho fatto e continuerò a fare finché sarò agile di mente, dato che considero fondamentale la trasmissione di conoscenze alle giovani generazioni che, particolarmente di questi tempi, sono distratte da una grande massa di informazioni a volte ben poco utili a far crescere la qualità dei rapporti umani e il livello culturale necessario ad affrontare le difficili sfide di un mondo confuso e problematico.
Grazie dell’opportunità